sabato 17 novembre 2012

R. Bacchelli, I tre schavi di Giulio Cesare (1957) *

Trama:
14 marzo 44 a. C. Alla mattina Cesare non si sentiva bene. Calpurnia, sua moglie, aveva avuto dei tristi presentimenti e lo scongiurava di non andare in Senato. Gli indovini avevano fatto dei sacrifici e l'esito era stato sfavorevole. Cesare pensò di mandare Marco Antonio ad annullare la seduta del Senato. Allora i congiurati inviarono Decimo Bruto ad esortare Cesare a presentarsi in Senato perchè i senatori erano già da tempo arrivati e lo stavano aspettando. Annullare la seduta a quel punto sarebbe stata un'offesa per i magistrati. Cesare si mise in cammino intorno alle undici e, entrato in senato e invitato a sedersi, vide i pugnali avvicinarsi da ogni parte. Allora si coprì la testa con la toga e con la mano sinistra la distese fino ai piedi. Voleva che la morte lo cogliesse dignitosamente coperto. Ricevette 23 ferite. Solo al primo colpo si era lamentato. Poi solo silenzio.
Tre schiavi deposero il cadavere su di una lettiga e lo riportarono a casa.
Questa è l'azione contenuta nel libro.
Tutto il resto sono dialoghi e riflessioni immaginate dall'autore e messe nelle teste dei tre schiavi, fedeli fino all'ultimo.

Giudizio: l'idea era potente, suscettibile di riflessioni notevoli. Peccato per la prosa di Bacchelli, che cerca - invano - di imitare Manzoni e produce solo un profluvio di aggettivi (almeno quattro per ogni caratteristica di ciò che sta raccontando), di verbi (almeno due) e di parole in genere. Da riscrivere!

Casa editrice e anno di pubblicazione: Mondadori, 1957
Pagine: 339
Inizio lettura: 24 settembre 2012

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